Gas russo in Italia: contratto e fornitura

In Luce e gas
Gas russo in Italia

Qual è lo stato dell’arte del gas russo in Italia? Inutile dire che l’Italia, assieme alla Germania, in Europa rappresenta sicuramente i paesi che sono maggiormente esposti all’importazione di gas russo. I recenti rivolgimenti geopolitici con la guerra in Ucraina hanno cambiato la situazione portando all’ordine del giorno la possibilità dell’interruzione dei flussi di gas dalla Russia in Europa. Del resto negli ultimi anni l’afflusso di gas russo in Italia è persino aumentato per via del calo della produzione di idrocarburi nei giacimenti del Mare del Nord.

Per quanto riguarda l’Europa il fabbisogno complessivo di gas è coperto al 46% dal gas che giunge dai giacimenti russi. Per capire quanto gas importiamo dalla Russia dobbiamo guardare allo stato dell’arte della fornitura gas Italia Russia. Nei prossimi paragrafi cercheremo di capire in cosa consiste il contratto Italia-Russia per fornitura gas fornendo un po' di numeri.

Gas russo in Italia: quanto ne importiamo

Solo nel 2021 l’Italia è un paese che ha consumato qualcosa come 71,34 miliardi di metri cubi di gas. Di questi 71,34 miliardi abbiamo importato ben il 37,8% dalla Russia mediante i gasdotti del passo del Tarvisio. Al secondo posto abbiamo l’Algeria con il 28,4% di gas importato tramite il gasdotto a Mazzara del Vallo. Completano il quadro anche il 2,4% di gas proveniente dal Mare del Nord e il 4,3% dalla Libia.

Come possiamo vedere il gas russo in Italia rappresenta ancora una voce significativa nelle importazioni energetiche. Negli ultimi anni comunque si era fatto strada anche il Gnl con la realizzazione di impianti di rigassificazione tra cui quello di Rovigo dove giunge il gas proveniente dal Qatar (9,8% del fabbisogno italiano). Ma quanto ci costa esattamente il contratto Italia-Russia per fornitura gas?

Gas russo in Italia: quanto ci costa

Ma qual è lo stato dell’arte del gas russo in Italia? I contratti del settore delle importazioni gas sono tenuti segreti tanto dagli operatori quanto dai produttori per non dare delle indicazioni ai concorrenti. Il gas che transita lungo i gasdotti è legato a contratti che sono di medio periodo e sono indicizzati ad alcune varianti.

Ecco quindi che il gas russo in Italia secondo contratto costa meno di quanto si pagherebbe il gas naturale acquistato giorno dopo giorno sul mercato Gnl. Il gas russo in Italia è regolato da contratti di fornitura di lungo periodo e il fatto che sia conveniente o meno dipende dal momento della sottoscrizione del contratto. Il gas russo in Italia arriva tramite il Nord Stream gasdotto che parte dalla Russia e arriva in Germania.

Questo gasdotto è stato realizzato da un consorzio facente capo a Gazprom, ovvero il primo produttore al mondo di gas. Il Nord Stream è stato voluto dai russi che, in questo modo, hanno acquisito la possibilità di esportare gas direttamente in Germania senza transitare da paesi baltici e Polonia. In ogni caso il gas russo in Italia ammonta a qualcosa come il 38,2% del gas consumato, ovvero ben 29,07 miliardi di metri cubi di gas naturale. Da molti anni la Russia è diventata il paese principale da cui l’Italia importa gas, si pensi infatti che nel 2012 le importazioni di gas ammontavano al 30%, 44% nel 2015.

Gas russo in Italia: ci sono delle alternative?

Ma abbiamo delle alternative concrete alle importazioni di gas russo in Italia? Sulla base dei dati che sono stati diffusi dal Mise e aggiornati al 2021 l’Italia al momento estrae qualcosa come il 4,4% del gas che viene consumato quotidianamente da cittadini e aziende. In sostanza l’Italia produce 3,34 miliardi di metri cubi di gas naturale e ne utilizza 76,1 miliardi.

Molto meno dunque rispetto a qualche anno fa quando l’estrazione di gas in Italia raggiungeva i 20 miliardi di metri cubi all’anno. L’Italia al momento conta su 70-90 miliardi di metri di cubi di riserve accertate di gas naturale e ci sono circa 1300 giacimenti attivi di cui solo 500 vengono utilizzati con continuità. Inoltre una legge del 2008 ha anche vietato l’estrazione di gas nell’area dell’Adriatico settentrionale, ovvero la zona dove sono presenti i maggiori giacimenti.

Il motivo che convinto a fermare l’estrazione nell’Adriatico settentrionale è il rischio di subsidenza, ovvero di abbassamento del livello del suolo. Non solo, l’Italia ha anche deciso di rinunciare alla fratturazione idraulica o fracking per evitare rischi ambientali e sismici. Insomma, per molto tempo non vi erano delle reali alternative all’importazione di gas russo in Italia in quanto era più conveniente importarlo rispetto all’estrarlo.

Ora però le cose possono cambiare molto rapidamente e infatti l’Italia e l’Europa stanno già valutando delle alternative al gas russo in Italia sia aumento la produzione che modificando le importazioni aumentando quelle da altri paesi. Attualmente comunque l’Italia importa quasi tutto il gas consumato, si parla infatti di importazioni del 95,6% del gas di cui abbiamo bisogno (72,75 miliardi di metri cubi di gas naturale importati).

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